Dal XVIII secolo ad oggi. Un luogo dove si sono intrecciate le vite di uomini e donne straordinari.
L’Eremo di Santa Maria di Montevergine fu fondato ai piedi della collina di Zaro nella seconda metà del Settecento accanto ad una piccola chiesa molto antica, per volontà di un vecchio eremita, fra’ Michele Alemanno, arrivato ad Ischia come soldato al seguito di Giuseppe D’Argouth, le cui truppe erano di stanza nel Castello d’Ischia. In seguito, abbandonate le armi ed indossato il saio, dopo aver trascorso trent’anni nell’Eremo di San Nicola sul monte Epomeo, fra’ Alemanno, ormai anziano, fu indotto dalle rigide condizioni atmosferiche della montagna a cercare un nuovo luogo solitario. L’Università di Forio gli concesse il terreno antistante alla preesistente chiesetta, risalente almeno al XVII sec., come testimonia una pala del 1636 situata nell’abside della chiesa di San Francesco di Paola. L’Università contribuì, insieme ai fedeli, alla costruzione del nuovo edificio.
Fra Michele Alemanno morì a 105 anni nel 1811. Negli anni successivi alla morte dell’Eremita la struttura registrò una lunga fase di declino.L’atto decurionale del 31 maggio 1840, conservato nell’archivio comunale, documenta la preoccupazione da parte del comune per lo stato d’abbandono, anche spirituale, in cui si trovavano l’eremo e la chiesa, priva di cappellano e gestita all’epoca da tre eremiti dalla condotta discutibile. Il Comune si trovò innanzi ad una difficile scelta:“La discussione fu lunga, le proposte contrastanti: una prevedeva di affidare l’amministrazione della chiesa ai frati Francescani Riformati che già gestivano in modo esemplare il monastero del comune soddisfacendo anche le esigenze spirituali dei fedeli; un’altra proposta fu quella di affidare la chiesetta ad un cappellano” Fu proprio questa soluzione a prevalere nel 1863, quando il comune, dopo aver allontanato “ due di questi così detti Eremiti, i quali avevano prostituito quel luogo”, affidò la chiesa ad un cappellano che la rinnovò e ampliò l’eremo, costruendo un giardino, una cisterna, loggiati, dormitori e altri locali.
L’ampliamento dell’Eremo, nel 1901, si rivelò fondamentale per consentire al medico foriano Giovanni Angelo Patalano (1873-1957) di fronteggiare l’epidemia di vaiolo arabo che aveva colpito Forio e stava decimando la popolazione. Il Patalano adibì la Chiesa di S. Francesco di Paola e l‘attiguo eremitaggio in un lazzaretto , per il ricovero e la cura dei numerosi malati. Alla ricorrenza del primo secolo da quell’evento, nel 2001, una lapide marmorea venne posta a ricordo sulla facciata della Chiesa di S.Francesco.
Nel 1924 il comune cedette il convento attiguo alla Chiesa di S. Francesco alla famiglia Stead. Questa decisione fu presa per gli ”urgentissimi lavori di restauro di cui hanno bisogno le fabbriche dell’antico Convento dell’Eremo, per lo stato di abbandono in cui trovasi, restauri che questo Comune non è in grado di… sopportare le relative spese, tenute presenti le condizioni esauste del bilancio”. L’Eremitaggio consisteva al “pianterreno in un cortile con cisterna,vestibolo, due locali di deposito;con scalinata a due rampe si accede al primo piano vestibolo, corridoio, due piccole celle,loggiato,due stanzette; con altra scalinata ad una rampa si accede ai lastrici… altre tre piccole stanzette ed altro piccolo vestibolo” Da allora l’ ex eremitaggio è divenuto villa privata.
Un breve cenno di storia è dovuto a questa Famiglia inglese, Stead , che ebbe appunto a partire dal 1924 gran parte nella trasformazione della Casa, iniziando da Mary Helaine Hussey sposata con Alfred Stead. Mary Helain era figlia di Lord William Hussey conte di Sleaford, discendente a sua volta di una aristocratica famiglia inglese le cui origini risalivano al 1400. Il primo antenato di questa Famiglia di cui si hanno notizie è John Hussey I Barone di Sleaford, Capo Butler d’Inghilterra, membro della Camera dei Lord e ciambellano alla Corte di Enrico VIII. Lo stemma gentilizio posto all’interno della dimora ischitana, ripreso come logo della nostra attività turistica, con ogni probabilità apparteneva alla Famiglia degli Hussey di Sleaford.
Il marito di Maria Helaine Hussey, Alfred Stead, famoso scrittore, era figlio di quel W. Thomas Stead editore e giornalista britannico, pioniere del giornalismo d’ inchiesta , una delle figure giornalistiche più controverse dell’epoca vittoriana che morì nel naufragio del Titanic; era considerato uno dei più famosi inglesi presenti a bordo della nave, diretto a New York per un raduno pacifista su invito del Presidente degli Stati Uniti,. Ancora oggi una lapide a Central Park a New York, dove non arrivò mai, ricorda quest’Uomo. Il grande pianoforte del salone della Casa riporta scolpite nel legno le iniziali “AS”di Alfred Stead.
In questo primo periodo del ‘900 le trasformazioni eseguite conferirono alla dimora l’aspetto attuale. Alla parte più antica dell’eremitaggio venne aggiunto un nuovo corpo di fabbrica destinato a salone, con un terrazzo a livello posto a copertura del cavalcavia, imprevedibile ma validissima interpretazione architettonica in stile mediterraneo della proprietaria, che volle progettarlo personalmente Il giardino venne arricchito da piante locali o importate dalla famiglia inglese dall’India. La nobile inglese provvide anche alla realizzazione di alcune opere nella contigua Chiesa.
La Casa ischitana fu donata nel 1938 dalla madre Mary Helaine alla figlia Cleves Stead Marrett, viaggiatrice e grande esperta di arte, la quale l’ abitò per l’amenità dei luoghi e per sfuggire alla rigidità degli inverni inglesi. All’atto della donazione Cleves risultava abitante a Gerusalemme. Alcune edicole votive sulla strada comunale adiacente la Casa, riportano i nomi di madre e figlia.
Nel 1940, durante il periodo bellico della II Guerra Mondiale, la Casa fu requisita dalle autorità italiane in quanto proprietà di una “famiglia nemica inglese”, per poi essere restituita al termine del conflitto. Nel tratto a ridosso della spiaggia e lungo la parete di roccia che declina dalla Casa verso il mare,furono costruiti dall’Amministrazione Militare un poligono di tiro denominato S.Francesco, alcuni bunker per la difesa costiera ed una cisterna dell’acqua. I resti di questi manufatti si vedono ancora oggi.
Nel 1948 la vicina Chiesa di S. Francesco si rinnovò: fu realizzato un nuovo corpo di fabbrica a ridosso dell’Eremo, con tre navate e con un massiccio campanile; la facciata venne avanzata allineandosi a quella dell’Eremo.
Dalla contessa Cleves Stead, nel 1968 la Casa passò all’attuale Proprietà, che effettuò, tra il 1980 ed il 1990, importanti quanto necessarie opere di consolidamento della struttura , nonché lavori di adattamento per l’attività di ospitalità turistica.
Negli ultimi anni del ‘900 ed i primi del nuovo secolo, l’ex-Eremo è stata una tranquilla residenza di vacanze estive.
Nel 2013 l’Eremo, dopo qualche anno di oblio, ebbe nuova vita con l’ inizio dei lavori di ristrutturazione conservativa degli interni, il rinnovamento tecnologico degli impianti e la ripresa dell’attività turistica.
L’anno dopo nacque l’“Eremo di Montevergine Ischia Apartaments” ed arrivarono i primi ospiti.
Libera citaz. Pietro Monti, Ischia Archeologia e Storia, 1980 – Wikipedia – John Hussey – Titanic di Claudio Bossi – Ancestry – Stead